Nella vita di fede dei battezzati il mistero della Trinità rischia di essere più una realtà oscura, inspiegabile, che un punto di riferimento sicuro per l’esistenza. Sono passati, certo, i giorni in cui i cristiani si appassionavano alle dispute teologiche!
Chi cerca veramente Dio con tutto il cuore, chi lo ama sinceramente, non può che rallegrarsi di questa festa che ci obbliga a verificare il nostro rapporto con lui, un Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo.
C’era proprio bisogno di una festa così esplicita? Non è già tutta la vita del credente immersa in questo mistero di vita, di comunione, di amore? È vero. Ogni nostro segno di croce evoca la Trinità; ogni volta che veniamo benedetti, assolti, inviati in missione. Nell’eucaristia la nostra preghiera è strutturalmente trinitaria. Ci rivolgiamo sempre al Padre, compimento della nostra vita, attraverso il Figlio, Gesù, nella Parola e nel dono della sua esistenza, grazie all’azione dello Spirito Santo, che ci raduna come una sola famiglia.
Tutto ci parla e ci conduce verso la Trinità… eppure noi somigliamo, troppo spesso, a quei viaggiatori distratti che passano davanti a monumenti importanti o a paesaggi struggenti e non si accorgono di nulla. Ecco perché questa festa. Non per umiliare la nostra ragione, la nostra intelligenza e costringerci ad accettare ad occhi chiusi il mistero. Anzi, essa vuole proprio farci aprire gli occhi e il cuore sulla bontà di Dio, per farci percepire come la nostra storia e la grande storia dell’umanità è nelle sue mani, nelle mani di un Dio che non resta impassibile, ma entra nella nostra storia per offrire alleanza, salvezza e pace.
La festa della Trinità non è una festa qualsiasi: è per quelli che amano Dio e si abbandonano fiduciosi alle sue mani, è per quelli che cercano Dio e sono disposti a fare strada pur di incontrare la luce del suo volto.
Roberto Laurita (SdP 536 Ed. Queriniana)