Chiesa di San Giovanni

Cenni storici

Nel quartiere di San Giovanni si stabiliscono nel 1477 i servi di Maria o Padri Serviti i quali assestano, trasformano, ingrandiscono i miseri caseggiati dell’Hospitium Sancti Johannis con annessa chiesa romanica (diventata l’odierna Cappella della Madonna delle Grazie) e architettano altre costruzioni e prima di tutto il Convento e una nuova chiesa, costruita nel 1503 grazie alla munificenza del frate servita Luca Garovi.
Nel 1721 la primitiva costruzione fu parzialmente abbattuta e l’anno successivo si cominciò ad innalzare la nuova, in stile barocco, progettata dall’architetto e stuccatore Pietro Magni di Castel S. Pietro.
Purtroppo alla morte prematura dell’arch. Magni la chiesa risultava ancora mancante del presbiterio, del coro e della sagrestia.
Venne completata in seguito, non realizzando i disegni del Magni, ma del frate Giuseppe Antonio Soratini.
Perchè ci si affidò ad un altro architetto resta tutt’oggi un mistero !
La tesi più credibile porta a pensare che il progetto del Magni fosse troppo dispendioso.
Sta di fatto che all’interno della chiesa è visibile un certo squilibrio: l’ampia solennità della navata, dal respiro basilicale, subisce come una contrazione nel coro, meno arioso.
Venne consacrata il giorno dell’Ascensione dell’anno 1738.
Nel 1992 all’interno della chiesa si è proceduto ai lavori di restauro diretti dall’arch. Lino Caldelari di Mendrisio.
Silvano Gilardi si è occupato del restauro degli affreschi del Bagutti, di tutti gli stucchi e delle decorazioni architettoniche.
Le tele sono state restaurate da un gruppo locale di artisti e più precisamente da Canevascini, Beretta, Silini, Gilardi e Castanè.
Il finanziamento è stato sostenuto da Comune, Cantone, Parrocchia ed in particolare dalla popolazione di Mendrisio.

Esterno

La facciata, a un ordine, è divisa in tre parti da due coppie di lesene.
Degli affreschi che allietavano gli ovati e la muratura attorno alle nicchie, non è rimasto che una traccia sovrastata da uno strato di fuliggine e muffa che, il restauratore Silvano Gilardi nel corso del 2001, ha pulito e neutralizzato ritoccando semplicemente i fondi a tinta unita e facendo risaltare le figure ivi rappresentate.

Il campanile costruito verso il 1555, sopraelevato nel 1700 con l’aggiunta della nuova cella campanaria, non seguì le sorti della vecchia chiesa cinquecentesca ed è rimasto, quantunque le campane siano state rifuse, nei secoli successivi.

Interno

L’unica navata, coperta da una volta a botte, è scandita da lesene con capitelli corinzi che, con la loro  lussureggiante decorazione,  accompagnano l’occhio del visitatore fino al coro.
Da notare i bellissimi stucchi, eseguiti negli anni 1724-27 da un numeroso gruppo di artisti della nostra terra. Gli stucchi più validi sono quelli che incorniciano gli ovati sovrastanti le quattro porte della navata; ne è autore il mendrisiense Antonio Catenazzi.
Gli stucchi ornanti la specchiatura della navata, di fronte al pulpito, sono stati eseguiti nel 1724 da Giovan Giulio Brenni di Salorino.
Nella volta della navata e nel coro, distribuiti in quattro medaglie, ci sono gli affreschi dipinti nel 1774 da Giovan Battista Bagutti (1742-1823), con la collaborazione di Giovan Battista Brenni di Salorino per la finta architettura. Essi sono giudicati “forse le più belle pitture dell’artista di Rovio, ricche di colore e sciolte quanto mai”.
Partendo dal portale d’ingresso si trovano:

  • “La gloria della Madonna con Santi”,
  • “Il trionfo di San Giovanni Battista”,
  • “L’adorazione dell’Agnus Dei”;
  • “Il cuore trafitto dalle sette spade”.

Nella nicchia entrando sul lato destro si trova la statua vestita del B.Johannes Angelus Porro.

Diamo ora uno sguardo d’assieme alle quattro cappelle laterali (tante come nella chiesa cinquecentesca):

  • Prima Cappella a destra : cappella del crocifisso e San Pellegrino Laziosi
  • Seconda Cappella a destra: cappella di San Filippo Benizi
  • Prima Cappella a sinistra: cappella dei Santi Sebastiano e Rocco
  • Seconda Cappella a sinistra: la madonna consegna l’abito ai sette fondatori

Nel Presbiterio troviamo:

  • a sinistra l’organo, menzionato nelle carte del 1641 ma in realtà molto più antico, in quanto appartenente  alla  chiesa cinquecentesca ;
  • di fronte all’organo una pala del 1575 del pittore comasco Cesare Carpani (restaurata nel 1978 da Silvano Gilardi) ;
  • nel coro sono da ammirare gli stalli in noce settecenteschi;
  • nella nicchia l’effige della madonna addolorata.
  • la sagrestia ha un rivestimento in noce scolpito ed è decorata da notevoli opere di scultura linea
  • l’altare è in marmo d’Arzo

Madonna addolorata

I Serviti propagandarono la devozione ai Sette Dolori e ancor oggi una festa speciale viene celebrata la IIIa domenica di settembre.
La statua della Madonna Addolorata è oggetto di sentita devozione popolare da parte dei cattolici di Mendrisio che si riuniscono ogni anno nel periodo pre-pasquale in un sentitissimo Settenario.
La Statua dell’Addolorata dal 1741 viene portata in processione ogni Venerdì Santo.