“Cessate di fare il male, imparate a fare il bene”

Pubblicato giorno 4 dicembre 2020 - Senza categoria

2 avvento   Amici della Parola

“Cessate di fare il male, imparate a fare il bene” (Isaia 1,17 / Mc 1,1-8) L’Avvento è fiducia di poter ricominciare, vivere il cambiamento.

Dio sta creando cose nuove. La necessità di cambiamento interpella ogni realtà, da quelle fisiche-spaziali (deserto, steppa, valle, monti, terreno…) quelle temporali, visto che «davanti al Signore un solo giorno è come mille anni…», a quelle morali dove siamo chiamati a essere «in pace, senza colpa e senza macchia», fino alle realtà cosmiche di «nuovi cieli e nuova terra».

Incanti e incubi dei cambiamenti creano da una parte stupore e fantasie, dall’altra paure e angosce per il nuovo che verrà.

Sono molte le “voci” che gridano, promettono, disegnano scenari, intercettano quel desiderio di novità che è una forma di speranza radicata nei nostri cuori. Queste oscillazioni e ambivalenze costellano la parola del Signore di questa domenica tra i toni di speranza del profeta e il linguaggio apocalittico di Pietro.

Ci risvegliano e rassicurano allora le parole forti del profeta, di Pietro e del Battista circa la verità di un cambiamento in atto. Si tratta di una promessa certa, di un annuncio autentico. Interessante notare come tutti i verbi presenti nelle letture bibliche siano al presente: «Viene dopo di me…», non «verrà…». 

Nella logica del vangelo è Dio che per primo agisce.  Se ce ne accorgiamo allora avviene in noi la conversione. Lo conferma l’inizio del vangelo che pone un punto di non ritorno nella storia: «Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio». Questo incipit rimane il fondamento di ogni possibilità di conversione perché Dio ha messo in atto qualcosa di nuovo nella storia. Ci viene chiesto questo lavoro interiore nella vita spirituale. Coltivare la perseveranza, la fedeltà di ogni giorno «nell’attesa di questi eventi», dentro la loro lentezza e sotto lo sguardo paziente proprio di Dio che, da una parte, crea una svolta nella storia con l’incarnazione del Figlio e, dall’altra, vive trent’anni per apprendere l’alfabeto dell’esistenza umana. Così il Battista, persona-cerniera, al contempo chiude l’antica alleanza e crea uno spazio per quella nuova.  Non è un leader che blandisce le folle per ottenere il loro consenso. Non è un maestro che insegna una dottrina e tenta di convincere. Non è un politico che presenta la realtà nel modo più accattivante e fa intravedere situazioni di benessere improbabili.

Il suo è un grido, più che un messaggio. Ed è un grido scomodo perché invita a cambiare modo di vedere e di porsi  davanti alla realtà. E’ così anche oggi, adesso, nei miei confronti. Io per primo devo cambiare, non la società, gli altri, il mondo. Il male, quello più pericoloso, non è quello che ci raggiunge dall’esterno, ma quello che si annida nel nostro cuore. Ognuno, quindi, è invitato a partire da lì: dal suo cuore, dalla sua coscienza, dalle sue responsabilità, dal suo peccato.

Sapranno le parole di Giovanni il Battista, a distanza di duemila anni, smuovere anche me, anche noi? Siamo disposti anche noi ad ammettere e riconoscere il male che è in noi?  Siamo pronti ad invocare il perdono di Dio e quel cambiamento che solo lui è in grado di realizzare? Tutto dipende dal desiderio che abbiamo di incontrarlo, di lasciarci trasformare dalla sua presenza, desiderio di una vita nuova.  

Tutto dentro un natale quotidiano, non per una data di calendario. 

Quanto vera e reale la Parola di Gesù: “se non diventerete come bambini (RI-nascere sempre) non entrerete nel Regno”.

Don Gianfranco Quadranti