CESARE E DIO

Pubblicato giorno 16 ottobre 2020 - Senza categoria

Amici della Parola 29 ordinaria Cesare e Dio Mt 22,15-21

Amici della Parola 29 ordinaria Cesare e Dio Mt 22,15-21 La tentazione è sempre presente. Lo è stata lungo i venti secoli di storia della Chiesa e continua ad esserlo tutt’oggi. Quale tentazione? Quella di non prendere sul serio questa frase di Gesù che è lapidaria, secca e oltremodo chiara: «Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è Dio». Sono tante le possibilità di tradire questa parola di Gesù. Innanzitutto, col generare una commistione, una confusione tra Cesare e Dio. Cesare (il politico potente di turno e i suoi colonnelli) si arroga il diritto di prendere il posto di Dio: ritiene di essere l’unico, considera il suo potere illimitato, si illude di poter decidere il bene e il male, la verità e la menzogna, esige un’obbedienza assoluta. Un Cesare che, di solito, per fare questo deve sedurre le masse, ostentare sicurezza, vantare capacità straordinarie, adoperare un linguaggio messianico. Ma può avvenire anche il contrario: i ministri di Dio invadono il campo di Cesare, fanno funzionare le Scritture sacre come legge civile e penale, obbligano tutti i cittadini ad aderire a una fede, impongono la propria religione, calpestano impunemente i diritti sacrosanti che si rifanno a quella libertà che – guarda caso – Dio stesso ha sempre riconosciuto all’uomo. Ci sono poi, però, altre forme di tradimento, più o meno sottili, più o meno scoperte. C’è chi innalza Dio a tutto detrimento di Cesare, cercando, naturalmente di cavarne qualche vantaggio personale. Sono quei cristiani che non hanno un rapporto onesto e corretto col fisco, che falsificano la dichiarazione dei redditi, che emanano parcelle truccate e che pretendono di barattare tutto questo con qualche offerta ai poveri o alla Chiesa. Si tratta di solito di briciole, in confronto ai quintali di pane che dovrebbero dare… ma le scuse non mancano: l’esosità dello Stato, la cattiveria di un sistema fiscale che spoglia i cittadini, la denuncia di questo o quel cattivo funzionamento all’interno della macchina amministrativa. E c’è anche chi innalza Cesare, a tutto detrimento di Dio. Chi chiede allo Stato di determinare un’etica, chi prende le leggi del Parlamento come enunciati inappellabili, chi affida allo Stato non solo il compito di assicurare il buon funzionamento della convivenza, ma anche quello di discernere il bene e il male, di assicurare la felicità. In poche parole, affida allo Stato la sua anima. In genere, per dire la verità, fra i cristiani questo “statalismo” non gode di molti favori… Ci sono poi tutti i mixage del momento, dettati più da interessi personali che da folgorazioni e conversioni importanti. E allora troviamo quelli che appoggiano una religione a detrimento dell’altra (esempio: cristianesimo contro islam), ma alla fine mostrano di non avere a cuore né l’una né l’altra. O quelli che mettono Cesare dentro il dibattito interno alle comunità religiose per appoggiare questa o quella fazione. Tutte combinazioni che appaiono torbide davanti alla cristallina chiarezza della parola di Gesù: rispetta lo Stato in cui vivi, dal momento che adoperi le sue strutture, ma sii altrettanto scrupoloso in quel che riguarda Dio. Roberto Laurita Nella pandemia odierna perché tanta rabbia contro le direttive sanitarie dello Stato in nome della libertà personale che non tiene in conto il bene e la salute degli altri? Ognuno la propria legge e dove si finisce?

Don Gianfranco