5 ordinaria B Amici della Parola Mc 1,29-39: Guarì molti che erano affetti da varie malattie.

Pubblicato giorno 3 febbraio 2021 - Senza categoria

Cari  Amici. Quanto vi propongo mi sembra “la ciliegina sulla torta”: mi coinvolge sul fatto che, come prete nell’azione pastorale, spesso mi prende ansia, affanno, crisi interiore, dubbi sulle mie capacità. L’articolo di R. Laurita mi ha dato una risposta di stile per vivere la fede da cristiano. Il Covid  ha aumentato ansie e affanni, depressioni e dubbi. Vedete voi cosa potete trovare per la vostra crescita a lode e gloria del Signore.  

Don Gianfranco

 

Senza affanni né ansie

La buona notizia che Gesù porta è un messaggio di speranza per tanta gente che non ce la fa più ad andare avanti. Poveri e malati, sofferenti e portatori di handicap, trovano nella sua azione un segno di speranza: consola e guarisce, libera da ogni male, anche da quelli profondi che intaccano l’unità di un’esistenza.

Non indica solamente la strada di Dio, ma opera e risana. Tuttavia in  Gesù non c’è alcun affanno. Non c’è l’ansia di raggiungere tutti, di guarire tutti. Non c’è neppure l’assillo di annunciare il regno di Dio in qualsiasi momento.

Tutto nasce dalla relazione che Gesù ha con il Padre e dunque tutto risente di un’armonia del tutto inusitata. Armonia tra annuncio ed azione, tra tempo speso tra la gente e tempo destinato alla comunione intima col Padre, nella preghiera.

Le alternative che troppe volte ci giungono dalla nostra visione parziale della realtà non hanno alcun riscontro nella vita di Gesù. I gesti di guarigione non si oppongono per nulla ai suoi discorsi, all’annuncio. Anzi: gli uni danno consistenza agli altri.

Sappiamo trovare nella nostra vita personale e in quella delle nostre comunità un analogo equilibrio? Oppure ci lasciamo avvincere da soluzioni che tradiscono una delle due esigenze fondamentali?

Se non viviamo un’esperienza da “salvati” come potremo annunciare la salvezza? Se la Parola che portiamo non cambia prima di tutto noi stessi, come si potranno convincere della sua bontà coloro che se ne sentono estranei?

La relazione con Dio appare come la molla segreta della nostra esistenza, come il filo rosso che unisce ogni suo momento, i passaggi dolorosi come quelli esaltanti, le ore oscure come quelle luminose. E tuttavia l’autenticità della nostra alleanza con Dio appare proprio dalle relazioni che sappiamo instaurare.

Relazioni limpide perché generate dall’amore e quindi immuni da qualsiasi istinto di possesso. Relazioni fraterne perché ispirate dalla fiducia e sgombre da qualsiasi ostilità, da sospetti e pregiudizi. Relazioni solidali perché attente ai bisogni dell’altro, alle sue richieste e alle sue invocazioni.

Nello stesso tempo ciò che accade nei nostri rapporti con gli altri ci rimanda al nostro rapporto con Dio. Davanti a lui portiamo tanti tormenti e tante pene, tante angustie e tante ferite aperte, ancora doloranti. In lui troviamo la forza per combattere il male, le parole feconde di bontà, i gesti di consolazione che aiutano ad andare avanti. Da lui riceviamo la saggezza e l’audacia, entrambe richieste da questi tempi così convulsi e complessi.

Tutto questo ci protegge dall’ansia, dal bisogno spasmodico di apparire e di essere riconosciuti ed apprezzati, dal mito dell’efficacia. E ci porta sulla strada di una fecondità ricca di pazienza.

(da “Servizio della Parola n.524 : Laurita Roberto)