Giovedì Santo 2023 Nel Cenacolo il dono dell’Eucaristia, del sacerdozio, del servizio fraterno

Pubblicato giorno 3 aprile 2023 - Senza categoria

Fa sempre uno strano effetto entrare nella sala del Cenacolo a Gerusalemme.

Anche se ci dicono subito che quello che vediamo appartiene sicuramente all’epoca crociata, non possiamo fare a meno di commuoverci, ricordando quanto è avvenuto in questo luogo. E immaginiamo la meraviglia degli apostoli quando Gesù prende un pane, lo spezza e lo dà da mangiare ai suoi. Le parole che pronuncia suonano strane ai loro orecchi. Parlano di un corpo spezzato per dare la vita. Come se non bastasse, afferra la coppa del vino e mentre la offre a coloro che gli stanno accanto evoca il sangue versato per suggellare un’alleanza destinata a durare per sempre, un’alleanza nuova, che non potrà essere infranta.

Il suo corpo sarà dunque lacerato? La sua esistenza terminerà in modo violento, con uno spargimento di sangue? È difficile sapere cosa passò quella sera per la testa e per il cuore degli apostoli. Quelle frasi devono aver prodotto gli effetti più diversi, rimanendo scolpite nella loro memoria. Come se non bastasse, il Maestro si alza da mensa, si cinge di un grembiule, prende dell’acqua e un asciugatoio e si mette a lavar loro i piedi e ad asciugarli. Come permettere una cosa simile? Come accettare che Gesù compia l’operazione umiliante riservata allo schiavo?

Quando si entra nel Cenacolo è come se tutto questo si riversasse nel cuore e nella testa, come se rivedessimo al rallentatore ciò che accadde quella sera. E non si può fare a meno di offrire un’eco allo sconcerto degli apostoli.

Ci siamo immaginati Dio che viene nella forza, spezzando ogni resistenza, travolgendo ogni oppositore. Ed ora è lui invece a spezzarsi, lui ad offrirsi e a donarsi fino in fondo. Ci siamo immaginati un Dio come un padrone, che siede sul trono più alto e domina tutti. Ed ora invece è lui a piegarsi, a mettersi in ginocchio, a fare il servo, a caricarsi del nostro peccato per liberarci da tutto ciò che ci tiene prigionieri. Ci siamo immaginati un Dio che castiga e dà la morte ai malvagi e ora vediamo un Dio che affronta la morte senz’altra arma che quella dell’amore. Sì, questo Dio è decisamente sorprendente e spiazza tutte le nostre fantasie: ci domanda di accoglierlo in tutta la sua sconcertante tenerezza, di lasciarci rigenerare dalla sua misericordia.

(da SdP n.545 Queriniana: Roberto Laurita)

Don Gianfranco Quadranti