4 ordinaria A – Amici della Parola Vangelo Matteo 5, 1-12

Pubblicato giorno 27 gennaio 2023 - Senza categoria

Papa Francesco:

«le Beatitudini contengono la “carta d’identità” del cristiano perché delineano il volto di Gesù stesso, il suo stile di vita.»  (Udienza generale, 29 gennaio 2020).

Il vangelo domenicale esige di ascoltarlo nell’ordinarietà della nostra vita di cristiani, nel cuore di questo inverno, nella quotidianità di lavoro, di impegni e di vita, nella confusione mondiale in cui stiamo.

La prima beatitudine, attorno alla quale si collocano le altre, riguarda l’essere poveri in spirito. Qual è la nostra condizione oggi? Di cosa ci sentiamo mancanti? In cosa ci riteniamo poveri?

Pe le mancanze materiali che ciascuno di noi può facilmente identificare, ce ne possono essere altre di ordine spirituale, non meno necessarie, da considerare. Forse può risultare difficile farlo. Nel linguaggio di oggi quando ci propongono molte cose nelle quali possiamo avere fortuna, Gesù ci propone il “gratta e vinci”. Ci chiede di “grattare” dentro di noi e  forse mettere da parte quelle facili autosufficienze con le quali abbiamo colmato – o forse semplicemente coperto – il buco o la voragine della nostra povertà.

Una delle povertà più vere e ricorrenti della nostra società è la solitudine, frutto di un culto dell’individuo che, se mal gestito spesso degenera in individualismo. Siamo poveri di una presenza amica, di una voce che ci dia speranza, di un orecchio che attentamente ci ascolti e si sforzi di capirci, di qualcuno che ci pensi con amore. Il cristiano è povero dinnanzi a Dio, e solo Dio può saziare questa fame. E la sazietà è quanto promettono le beatitudini. Chiediamo a Gesù la povertà di spirito come condizione esistenziale necessaria perché ognuno di noi, riconoscendosi povero tra poveri, faccia spazio dentro di sé a Dio ed accolga in pienezza Cristo ed il suo Vangelo. Da qui sgorgherà la gioia di una vera comunione con Dio, con ogni “fratello e sorella” e tutte le sue creature. 

Le promesse di sazietà non sono disgiunte da quelle di consolazione. I limiti che ci appartengono o che altri impongono alla nostra esistenza spesso ci tormentano. Chi ci conforterà? Già il salmista gridava alzando gli occhi al cielo che si stagliava dietro i monti: «da dove mi verrà l’aiuto?» e, da uomo di fede, la sua coscienza gli suggeriva sentimenti di conforto: «il mio aiuto viene dal Signore» (Sal 120/121). Una rilettura della nostra vita alla luce di quanto Dio ha operato e opera nella nostra quotidianità potrebbe aiutarci a sentire reale consolazione. La conosco veramente e sinceramente la mia condizione spirituale?

Don Gianfranco Quadranti