3 Domenica di Pasqua – Amici della Parola

Pubblicato giorno 16 aprile 2021 - Senza categoria

“Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. Avete ucciso l’autore della vita, ma Dio l’ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni.”

Un mondo nuovo è cominciato
La risurrezione di Cristo si inscrive  non  soltanto nel centro  del cristianesimo, ma nel centro stesso  della storia.  Con la risurrezione si realizza in Cristo, in anticipo, la sorte che ci attende come nostro futuro: in lui  risorto si realizza quella pienezza che ogni  uomo cerca  nella sua vita. La risurrezione conferma che  l’attesa apocalittica di «nuovi  cieli e nuova terra» non è  fantasia di  visionari. Ecco perché  la Pasqua non può essere vista, vissuta, partecipata con tutti, solo come una  festa religiosa. Pasqua non è solo risurrezione di Cristo,  ma proprio grazie a Cristo è il futuro  che sta venendoci incontro,  un passaggio per l’umanità intera ad una pienezza  d’esistenza.

La storia del popolo d’Israele, liberamente scelto e voluto da Dio come prototipo di famiglia umano-divina per venire fra noi, stare con noi, guidarci alla Vita per sempre.

Per tutto questo in un salmo si dice  “Il Signore ha fatto grandi meraviglie per noi, esultiamo, alleluia!” C’è ancora una preziosità da scoprire per vivere, alla quale di solito non pensiamo, abituati come  siamo a confondere fede e religione. La fede pasquale ci spinge certo aa vivere i santi Segni che lasciano trasparire ala divina Presenza: la Chiesa-Comunità-Comunione dei  credenti fra loro, i Sacramenti nei quali primeggia l’ Eucaristia, Cristo stesso che nella Comunità e con la Comunità celebra l’Amore del Padre.

L’assemblea eucaristica  è  luogo  privilegiato della presenza attiva del Signore:  Gesù che si fa presente in mezzo ai suoi, il dono della  pace,  la  gioia dei discepoli,  l’invio  in missione, l’annuncio del  perdono… Alla iniziale incredulità degli Apostoli egli risponde con dei segni tangibili della  sua presenza «reale».  E  affinché questi  «segni» vengano compresi nella fede, il Signore interpreta gli avvenimenti della sua vita alla luce delle  Scritture, mostrando come  in lui  si è  compiuto tutto  ciò che era  detto. Questi  atti  Gesù li compie anche  nella nostra  assemblea domenicale:  riunita  nella fede come corpo ecclesiale di Cristo,  essa realizza  la  presenza del  Signore  risorto. Cristo è presente «nella sua parola,  è  lui “che  parla  quando nella Chiesa  si legge la sacra Scrittura», come pure  è presente nella persona di chi presiede l’assemblea  e  prende  la parola «per aprire la nostra mente all’intelligenza delle Scritture»  (vangelo);  in  modo particolare è  presente quando  spezziamo il pane  di vita. C’è dunque una continuità fra l’apparizione  del Signore ai discepoli  e la sua presenza in  mezzo a noi.

Quando diciamo che “andiamo a messa” pensiamo a questa divina realtà? Crediamo al mondo futuro che è già dentro questi santi segni?

Come prete sto verificando in me, per primo, come vivo il mio essere “di Cristo”, come vivo l’Eucaristia e sinceramente mi prende sconforto quando vedo i cosiddetti “fedeli” entrare in chiesa – lo dico per chi ancora ci va in chiesa! -, prendersi il solito posto, il più lontano possibile dalla “tavola del Cristo, l’altare”, e – al di là dell’attuale classico Covid “lontani ma vicini”- proprio smentito dentro il santo segno dell’Eucaristia. Ma proprio ci crediamo al Cristo fra noi?

Don Gianfranco Quadranti