“Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. Avete ucciso l’autore della vita, ma Dio l’ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni.”
Un mondo nuovo è cominciato
La risurrezione di Cristo si inscrive non soltanto nel centro del cristianesimo, ma nel centro stesso della storia. Con la risurrezione si realizza in Cristo, in anticipo, la sorte che ci attende come nostro futuro: in lui risorto si realizza quella pienezza che ogni uomo cerca nella sua vita. La risurrezione conferma che l’attesa apocalittica di «nuovi cieli e nuova terra» non è fantasia di visionari. Ecco perché la Pasqua non può essere vista, vissuta, partecipata con tutti, solo come una festa religiosa. Pasqua non è solo risurrezione di Cristo, ma proprio grazie a Cristo è il futuro che sta venendoci incontro, un passaggio per l’umanità intera ad una pienezza d’esistenza.
La storia del popolo d’Israele, liberamente scelto e voluto da Dio come prototipo di famiglia umano-divina per venire fra noi, stare con noi, guidarci alla Vita per sempre.
Per tutto questo in un salmo si dice “Il Signore ha fatto grandi meraviglie per noi, esultiamo, alleluia!” C’è ancora una preziosità da scoprire per vivere, alla quale di solito non pensiamo, abituati come siamo a confondere fede e religione. La fede pasquale ci spinge certo aa vivere i santi Segni che lasciano trasparire ala divina Presenza: la Chiesa-Comunità-Comunione dei credenti fra loro, i Sacramenti nei quali primeggia l’ Eucaristia, Cristo stesso che nella Comunità e con la Comunità celebra l’Amore del Padre.
L’assemblea eucaristica è luogo privilegiato della presenza attiva del Signore: Gesù che si fa presente in mezzo ai suoi, il dono della pace, la gioia dei discepoli, l’invio in missione, l’annuncio del perdono… Alla iniziale incredulità degli Apostoli egli risponde con dei segni tangibili della sua presenza «reale». E affinché questi «segni» vengano compresi nella fede, il Signore interpreta gli avvenimenti della sua vita alla luce delle Scritture, mostrando come in lui si è compiuto tutto ciò che era detto. Questi atti Gesù li compie anche nella nostra assemblea domenicale: riunita nella fede come corpo ecclesiale di Cristo, essa realizza la presenza del Signore risorto. Cristo è presente «nella sua parola, è lui “che parla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura», come pure è presente nella persona di chi presiede l’assemblea e prende la parola «per aprire la nostra mente all’intelligenza delle Scritture» (vangelo); in modo particolare è presente quando spezziamo il pane di vita. C’è dunque una continuità fra l’apparizione del Signore ai discepoli e la sua presenza in mezzo a noi.
Quando diciamo che “andiamo a messa” pensiamo a questa divina realtà? Crediamo al mondo futuro che è già dentro questi santi segni?
Come prete sto verificando in me, per primo, come vivo il mio essere “di Cristo”, come vivo l’Eucaristia e sinceramente mi prende sconforto quando vedo i cosiddetti “fedeli” entrare in chiesa – lo dico per chi ancora ci va in chiesa! -, prendersi il solito posto, il più lontano possibile dalla “tavola del Cristo, l’altare”, e – al di là dell’attuale classico Covid “lontani ma vicini”- proprio smentito dentro il santo segno dell’Eucaristia. Ma proprio ci crediamo al Cristo fra noi?
Don Gianfranco Quadranti