23 ORDINARIA Amici della Parola Vangelo di Marco: 7,31-37 Fa udire i sordi e fa parlare i muti

Pubblicato giorno 7 settembre 2021 - Senza categoria

La domenica precedente – 22 ordinaria – Dio ha una voce potente che arriva da ogni dove e grida  “Ascolta”. Si attende una risposta perché ha un orecchio immenso quanto l’universo. Non è un  sordomuto! In questa domenica la guarigione da parte del Figlio di Dio di un uomo sordo e muto, condannato all’isolamento, interpella l’uomo di oggi.   Mi ascolti? Mi parli? Vi ascoltate? Vi parlate?

Oggi non siamo muti, anzi più che parlarci con rispetto e calma, ci urliamo dietro, facciamo violenza di suoni che restano vuoti, di messaggi che pretendiamo siano imposti, urlando. E’ un baccano a non più finire! Chi ha ancora capacità di silenzio, di dialogo calmo e rispettoso, sente bene che abbiamo bisogno di guarigione.

GUARIRE: papa Francesco  in piazza San Pietro il 27 marzo 2020, disse:

“Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato.”

APRIRSI: EFFATA’!

Dopo aver ricevuto l’acqua battesimale il sacerdote, toccando le nostre orecchie e le labbra disse “Effata’, Apriti!” Quanto tempo è passato da allora ma siamo stati aperti gli uni agli altri? Il covid, oltre le limitazioni, diventa spunto per rinnovarsi. Abbiamo bisogno di un vaccino spirituale, che venga dal cuore, dalla scoperta di una Presenza divina in noi. Da udire, da ascoltare, da lasciarsi toccare. Gesù non si nega al contatto con la malattia, con gli organi malati: gli mette le dita nelle orecchie, gli tocca la lingua con la saliva. Perché è un gesto simbolico che mostra concretamente le conseguenze dell’incontro con Gesù. Egli ci strappa ai nostri isolamenti, a quelli forzati, obbligati, senza alcuna nostra colpa, ma anche a quelli voluti, cercati. Così noi veniamo restituiti alla comunicazione con gli altri: dal sospetto e dalla sensazione di estraneità, passiamo alla benevolenza e all’accoglienza, dal rifiuto alla solidarietà e alla condivisione.

Tutti noi attraversiamo dei periodi in cui siamo sordomuti, rimaniamo bloccati, irrigiditi. Sordomuti nel rapporto di coppia o  con i figli. Bloccati nei confronti di coloro che ci vivono accanto, dai colleghi di lavoro ai vicini di casa. Irrigiditi nella nostra incapacità di trovare la strada per una qualche comunicazione.

Anche nella chiesa di Dio si vivono esperienze di mutismo e di sordità. Sordità di fronte ad una Parola che non arriva al cuore perché siamo troppo indaffarati. Mutismo di fronte ad un Dio a cui ripetiamo stancamente solo frasi fatte. Mutismo dei laici, a cui non viene data la parola se non nella santa assemblea, per rispondere con formule prefabbricate. Mutismo dei pastori di fronte a tante situazioni della vita comune, che richiedono una parola profetica e coraggiosa. Sordità dei fedeli e dei pastori di fronte a richieste che si finge di non aver nemmeno udito. Ma se qualcuno ci porta da lui, Gesù, c’è la possibilità di sentirsi dire: «Apriti!» e di conoscere e vivere una comunione insperata. Siamo missionari, mandati a dire “Non possiamo più tacere il vangelo della vita. 

Come Gesù “FACCIAMO BENE OGNI COSA!”

Don Gianfranco Quadranti